Domenica 11 settembre 2022 - 24 C (Lc 15,11-32)
La parabola del vangelo si propone di farci cambiare idea su Dio. Protagonisti non sono i due fratelli, ma il padre pronto all’abbraccio. Il più giovane dei figli parte con un tono disinvolto, con le tasche piene di soldi. Aveva infatti chiesto al padre il patrimonio/l’eredità (in greco τὸν βίον: la vita!), quasi avesse detto: “Padre, perché non muori?”. Se ne va lontano in cerca di felicità, taglia i legami con la famiglia, rinnega le sue radici. Parte e fa naufragio, libero e ribelle diventa schiavo fino a desiderare il cibo dei porci. È il ritornello di sempre: fin tanto che hai il potere e i soldi vali qualcosa, quando sei un semplice miserabile vali meno di un maiale. E pensa: se ritorno da mio padre posso almeno sopravvivere come gli altri servi! Così decide di tornare, non per amore, ma per fame. Non appena il padre lo vede è impaziente di abbracciarlo perché torni a essere figlio e non servo. Il figlio maggiore sentendo la festa riserva a chi è tornato entra in crisi. Lui ligio al dovere, non ha mai lasciato la casa, non ha sprecato il suo tempo, il suo denaro, non sa cos’è il piacere. Anche lui, come il più giovane, era con il suo cuore lontano dalla casa del padre: un forestiero in casa sua. Ma il padre non ha figli da perdere: entrambi li abbraccia perché tornino a essere figli.
Se il figlio minore è l’immagine della miseria umana, il maggiore è il figlio che tutti i genitori vorrebbero. Lui sì che è buono, l’altro invece è sempre stato la pecora nera della famiglia. Il maggiore si chiede: perché tanta festa per chi ha fatto ciò che ha fatto? Non è giusto! In realtà il maggiore era rimasto a casa per dovere. Risentito e infelice si è perso restando a casa senza un fratello e senza un padre. Questo padre, tuttavia, non discute gli errori o i meriti dei figli: a lui importa riconquistare i figli, non retribuire le loro azioni. È lo scandalo di un Dio padre e madre, pronto a salvarmi dal mio cuore di servo e restituirmi un cuore di figlio. Del resto si può costringere un padre a respingere il figlio, qualsiasi cosa abbia fatto? Il figlio maggiore ci interpreta quando, pretendiamo di essere noi a dettare come e chi il Padre debba amare! Se il padre dice: «questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita!», noi a rispondere: Non c’è posto per chi ha sbagliato, per gli altri! Non ce lo possiamo permettere! Non possiamo estendere i diritti a tutti! Prima gli italiani! Prima la famiglia! Come può essere che per gli altri è pronto un vitello grasso e per noi nemmeno un capretto? Italiani che dormono in macchina e i profughi li mettono nell’hotel? È la voce del fratello maggiore, dei fratelli maggiori di ieri e di oggi, di chi è vissuto accanto al Padre senza imparare a pensare come Lui. Questo Padre sembra stanco di avere servi per casa, invece che figli!