Domenica 29 maggio 2022 - Ascensione – C (Lc 24,46-53)
L’ascensione di Gesù al cielo è una delle numerose “rappresentazioni” simboliche che si trovano nei testi biblici. È una terminologia spaziale perché nell’antichità si pensava che Dio avesse un luogo in cui risiedere. Il vangelo ci segnala tre gesti di Gesù: invia, benedice, scompare. In questo modo, direbbe papa Francesco, inizia la “Chiesa in uscita”. Innanzitutto “invia”: non vuole una chiesa che metta al centro se stessa, che accenda i riflettori su di sé, ma che si metta in cammino a servizio del mondo. Poi li “bene-dice”: dice bene dei discepoli e del mondo così come sono con tutta la loro fragilità, esprime fiducia e trasmette forza. Infine “scompare”: non abbandona i suoi, ma entra nel profondo di tutte le vite umane. Se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro. Lungi dall’essere presente con mitezza, sarà presente con la potenza dello Spirito. I discepoli sono chiamati a essere testimoni della passione, morte e risurrezione di Gesù: un percorso che fa conoscere il Maestro e qualifica i discepoli come suoi. Cristo sale al cielo perché il vangelo, attraverso i suoi discepoli, di diffonda sulla terra.
Nella debolezza che contraddistingue le chiese cristiane emerge quanto siano percorse dalla paradossale tentazione di affermare ancora se stesse, anche a scapito del Vangelo. In questi giorni la chiesa ortodossa di Ucraina si è staccata dalla chiesa ortodossa russa di Mosca. Il Patriarcato dell’Ucraina dichiara l’indipendenza dicendo: “stiamo tagliano i lacci che ci legano all’impero”. La scelta degli ortodossi ucraini è forte e ci dice che non si può servire a due padroni. Nel vangelo di oggi si dice che i discepoli «stavano sempre nel tempio lodando Dio». Non nel senso che fisicamente vi stavano giorno e notte, ma che dovunque andassero percepivano la Sua presenza. “Stare nel tempio” significa stare alla presenza di Gesù mentre si vive la vita di tutti i giorni. Il rischio è di stare fisicamente in chiesa e non essere nel tempio di Dio, come si può stare in qualunque posto della terra ed essere nel Suo tempio. Il Risorto che partendo lascia spazio allo Spirito è un’esperienza che non ci piace, perché ci fa sentire soli. Per questo siamo sempre a caccia di presenze, di certezze, di apparizioni. In realtà l’ascensione prepara una presenza diversa che è quella dello Spirito. È quella potenza che ci fa stare dentro molte situazioni umanamente impossibili senza disperare tanto da poter dire: “che spirito ha quella persona!”