Domenica 3 luglio 2022 - 14 C (Lc 10,1-12.17-20)
Nel vangelo la mossa di Gesù appare come una pazzia: inviare i dodici discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. Non sembra una scelta propria saggia, né una prospettiva invitante! Per giunta: senza borsa, senza sacca, senza sandali. Quando si parte per un viaggio di solito si controlla che non manchi nulla. Sorprende invece che Gesù non fa una lista di cose da portare con sé, ma elenca ciò che i discepoli non devono portare con sé. A suo avviso non si va per fare propaganda di una nuova dottrina, ma per testimoniare una vita essenziale, vicina alla gente, immersa nella vita dei poveri. Coloro che sono mandati devono fare corpo con gli ultimi, con chi non ha un conto in banca, con chi cammina scalzo. Quando nell’inviare i suoi Gesù dice: «La messe è molta, gli operai sono pochi. Pregate dunque…», spesso ci siamo limitati a pregare per le vocazioni dei preti, dei religiosi, di consacrati. In realtà Gesù sta dicendo che c’è tanto bene da raccogliere, basta riconoscerlo. E tutti possono vedere il bene che cresce. Chi va non deve portare cose, ma «la pace in casa», cioè tra le pareti, le finestre, la tavola, i volti.
In altre parole Gesù manda ogni cristiano a portare il Vangelo e quindi lo espone anche al rifiuto. Se la parrocchia organizza cene, sagre e feste troverà un grande consenso, ma se porta il Vangelo nella sua radicalità deve attendersi anche l’opposizione. Il rischio è di stare in una Chiesa ricca di mezzi, di strutture, ma povera di Vangelo, molto attrezzata e spesso vuota di persone. Come chiesa lungo la storia abbiamo accumulato pesantezze, copiato i modelli delle carrozze imperiali, vestito i panni dei sovrani. Sappiamo come farci amici tanti poteri, ne abbiamo copiati i simboli, i rituali, le insegne, le liturgie… Altro che “andare senza borsa”! Gesù nell’inviare i discepoli e noi non ci suggerisce di migliorare la macchina organizzativa parrocchiale, ma di andare per la strade, di camminare con la gente, di osservare i volti, di ascoltare il cuore della gente. Non ci dice di fermarci alle processioni, ai raduni di massa, alla preghiera per le vocazioni perché ci vogliono più preti, ma di riconoscere la messe che è già pronta, basta individuarla e raccoglierla. I nostri occhi vedendo prima la zizzania rischiano non riconoscere il frutto, il bene, il raccolto. Gesù ci manda a vivere relazioni buone, fatte di pace, di rispetto, di mani tese ad aiutare. Decisive non sono le cose, i mezzi, ma se abbiamo il Vangelo dentro le nostre persone porteranno coraggio, fiducia, speranza: una sorta di sana alimentazione di cui c’è bisogno oggi come il pane che si mangia.