Domenica 12 febbraio 2023 - 6 A (Mt 5,17-37)
Nel vangelo di oggi Gesù ci dice che la legge è per l’uomo e non l’uomo fatto per la legge. In questo modo fa nascere la religione dell’interiorità. Entrando nel vivo del discorso Gesù va alla sorgente della vita, va al cuore della persona e lo dice prendendo in considerazione i contrasti che emergono da quattro situazioni di vita. Il primo contrasto riguarda l’omicidio, per dire che chiunque si arrabbia con il proprio fratello, chiunque alimenta rabbia e rancore è già in cuor suo potenzialmente un omicida. Il secondo contrasto tocca il tema dell’adulterio, cioè il desiderare una donna sposata o promessa sposa da parte di un uomo che non sia suo marito. Il terzo contrasto riguarda il matrimonio in cui Gesù ammette la separazione solo in caso di unione illegittima. Il quarto contrasto tocca il giurare il falso utilizzando il nome di Dio. Gesù invita chi lo ascolta a passare dalla legge alla persona, dall’esterno all’interno, dalla religione del fare a quella dell’essere. La legge è autentica e va obbedita quando si prende cura della persona e della sua umanità.
Gesù ci sta dicendo: ritorna al cuore e guariscilo, solo così potrai curare le tue azioni. Se tu insulti l’altro, in cuor tuo sei destinato alla Geenna, che non è l’inferno, ma una garnde valle alla periferia di Gerusalemme dove si bruciavano le immondizie della città. In questo modo Gesù dice: se disprezzi il fraello tu fai della tua vita una spazzatura, la butti nell’immondizia. Circa poi il desiderio dell’altra persona, Gesù non è contro il desiderio che è forza della vita, ma contro il tentativo di avvicinare una persona per sedurla, per possederla, per ridurla a un oggetto. È questo non il peccato contro la morale, ma contro la grandezza della persona. Gesù, inoltre, invita all’igiene delle parole: «Sia il vostro parlare si, si, no, no». È come dire: scegli bene le parole da non dire! E se sei costretto a dire ciò che è sbagliato, fallo con misericordia o con il silenzio. Non sentirti a posto con la coscienza se non hai rubato, ma chiediti quanto hai saputo donare. Non sentirti tranquillo se non hai bestemmiato il nome di Dio, ma chiediti se la tua bocca loda il Signore. Ci sono, infatti, bestemmie silenziose, cresciute nel rancore e alimentate da delusioni verso un Dio che, spesso, è la semplice proiezione dei nostri bisogni. Se venendo alla messa ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia pure l’altare, lascia paradossalmente Dio, e vai a onorare il fratello, che è poi l’unico modo vero di onorare Dio.