1 novembre - Tutti i santi (Mt 5,1-12)

Oggi nella festa di “Tutti i santi”, Gesù chiama beati le categorie di persone che agli occhi del mondo sembrano fallite. Il termine “beato” indica uno stato di vita, la più profonda aspirazione alla gioia, allo star bene, al vivere sereni. Dire “Beati” è come dire: in piedi, avanti voi poveri, non siete soli, Dio cammina con voi. Su, a schiena dritta, non arrendetevi, voi non violenti siete il futuro della terra, non lasciatevi cadere le braccia, ma continua a produrre amore. Delle beatitudini mi impressiona quando Gesù dice: «Beati quelli che sono nel pianto». Sembra dire che sono beati quelli che sanno piangere per le persone scomparse, per le occasioni perdute, per ciò che non hanno potuto vivere per colpa propria o di altri. Il vangelo chiama “beato” non chi piange per capricci, ma chi piangendo ripulisce i suoi occhi e vede finalmente la realtà così com’è. È un nuovo modo di vivere.

Piangere non è semplicemente versare lacrime, ma saper perdonarsi senza il bisogno di farsi violenza, senza opporre resistenza alla vita. La prima lacrima da versare è per se stessi, mettendo a tacere il proprio orgoglio che ci comanda. Solo chi è capace di perdonarsi comincia a perdonare altri e perdonare significa riconciliarsi con ciò che si è stati e si è. Per Gesù è “beato” chi ha gli occhi del cuore lucidi, chi è incapace di nutrire secondi fini, perché chi è in guerra con se stesso è in guerra col mondo intero. Chi è il santo? È colui che sa sorridere al suo peggio, che ha imparato a stare dritto come un albero, con le radici ben salde a terra: sia nella calma sia nella tempesta, sia nel consenso sia nella critica. I duri colpi che l’essere umano riceve dalla vita l’allontanano da ciò che è effimero e l’avvicinano all’essenziale.

Indietro
Indietro

Domenica 3 novembre 2024 - 31 B (Mc 12,28-34)

Avanti
Avanti

Visita al cimitero 1 novembre 2024 (Gv 6,37-40)