Domenica 14 gennaio 2024 - 2 B (Gv 1,35-42)
Per i due discepoli del vangelo quel pomeriggio non fu un momento come altri. Si trovano in una casa, fuori dai luoghi religiosi e Giovanni fissando lo sguardo sul Nazareno dice «Ecco l’Agnello di Dio». A queste parole due suoi discepoli seguono quel maestro che li interroga: «Che cosa cercate?». Gesù si rivolge ai desideri profondi dell’uomo, a qualcosa di vitale. Non fa appello all’intelligenza, ma al cuore. È come se dicesse: che cosa ti manca? Di che cosa hai fame? Quale sete hai dentro? La risposta dei due discepoli è una domanda: «Dove abiti?». In altre parole: dove ti troviamo? Dacci un indirizzo preciso dove poterti venire a cercare quando ti perdiamo di vista. E il Nazareno risponde: «Venite e vedrete». Che significa: state un po’ con me, ascoltate ciò che dico, guardate quello che faccio, osservate come incontro le persone, guardate come mi lascio contaminare dalle ferite.
A chi lo segue Gesù non dà risposte, ma formula domande, invita a guardarci dentro, ad ascoltare la temperatura del cuore, a capire di che cosa ci sentiamo poveri, a conoscere che cosa ci rende insoddisfatti e inquieti. Egli non chiede sacrifici, sforzi, rinunce, ma di muovere i passi verso la vita. Respirare non basta, è necessario vivere. Questo Gesù non lo troviamo nei palazzi, nelle cattedrali, nelle sinagoghe, ma nei luoghi dove scorre la vita: in famiglia, nella piazza, nel cantiere, nell’ambiente di lavoro. Il Nazareno s’incontra anche in chiesa, ma alla condizione che questa apra le porte alla vita e soprattutto alle ferite dell’esistenza. “Stare con lui”, significa stare dalla sua parte, dalla parte dei poveri, dei malati, delle donne ferite, dell’emarginato, dell’immigrato… La politica di Gesù non consiste nel raccogliere voti, ma nel perdere poltrone ed energie purché l’altro stia meglio.