Domenica 4 febbraio 2024 - 5 B (Mc 1,29-39)
Le giornate di Gesù erano piene: guarigioni, ammalati, folle, discepoli che non capiscono e la mattino momenti di preghiera. Uscito dalla sinagoga, dove è andato per pregare, lo informano che la suocera di Pietro (quindi era sposato!) ha la febbre. Si dirige verso la sua casa r mostra tutta la sua attenzione per la persona che soffre. Gesù ama il contatto con le persone, prende sempre sul serio il loro vissuto, i loro bisogni. Con il suo comportamento ci dice che il regno di Dio passa attraverso il benessere delle persone. Si avvicina alla malata, la fa alzare, la prende per mano. Letteralmente stringe forte la mano, non ha paura del corpo malato! E mentre il mattino presto pregava, i discepoli lo informano dicendo: «Tutti ti cercano!» risponde: «Andiamocene altrove». Non guariva tutti, ma curava tutti quelli che incontrava, per strada, nei villaggi, sulle piazze.
Anche le nostre giornate sono piene e non ci manca la febbre da lavoro, la febbre da volere sempre di più, la febbre da fanatismo che produce insofferenza e discriminazione per chi è diverso. Il Nazareno sfugge al successo, all’accerchiamento, si ritira in disparte per pregare. La preghiera non è una lista di richieste fatte a Dio o peggio dire a Dio come si fa a fare il suo mestiere, ma si prega perché attraverso la preghiera possa cambiare il nostro modo di affrontare la realtà. La fede non è un discorso, ma un cammino. Gesù ce lo mostra con i fatti che non spiegano il male, ma lo condividono. Si avvicina alla donna che ha bisogno, la fa alzare (è il verbo della risurrezione!), la prende per mano e non ha paura del corpo. La chiesa ha molto da imparare, noi che abbiamo teorizzato il distacco, il non mescolarci, noi che abbiamo seminato il sospetto sul corpo: lui tocca il corpo, e di una donna. Anche oggi Gesù, come la suocera di Pietro, ci prende per mano perché torniamo a servire.