2 gennaio 2022 - 2a dopo Natale (Gv 1,1-18)

In questa domenica l’annuncio del Natale è proposto dall’evangelista Giovanni là dove afferma che «Il Verbo divenne carne» (1,14a). La Parola divenne carne, divenne non semplicemente uomo, ma uomo legato alla terra, debole e fragile. Fra la Parola di Dio e l’uomo c’è una distanza incolmabile e tuttavia questa distanza è stata colmata: la Parola si è fatta carne, si è inserita nel mondo degli uomini. È entrata nella carne, cioè nell’uomo intero colto nella sua precarietà, nella sua debolezza, nel suo essere consegnato alla morte. Non si tratta soltanto di una polemica nei confronti della mentalità giudaica che si rifiutava di vedere la presenza della gloria di Dio nella debolezza dell’uomo Gesù, ma soprattutto è più polemica nei confronti dell’uomo greco che pensava la separazione fra l’umano e il divino, lo spirito e la materia. Ecco l’annuncio di Natale: non si raggiunge Dio scappando dal mondo, ma diventando solidali con il mondo.

Il nostro Natale spesso si riduce all’aggiungere intorno alla tavola apparecchiata sedie vuote da tempo. Per una volta all’anno, come per i defunti, si va in visita al cerchio familiare spezzato. Il Natale dei mercanti non ci dà tregua: le vetrine, gli addobbi, la persecuzione della pubblicità preme a gomitate sui fianchi di tutti. I solitari si danno alla fuga in un viaggio o all’orgoglio di evitare gli incontri. Il vangelo mette sotto accusa questo Natale, insieme al Capodanno con la sua liturgia di ammucchiati intorno a un orologio con il bicchiere. Ma Natale è giorno della nascita di chi? Il vangelo dice: del suo contrario. Chi nasce è annunciato da una cometa che converge non sopra i palazzi e i centri commerciali, ma sopra una baracca. Essa porta la buona notizia che rallegra i modesti e inquieta i re. La notizia si fa largo dentro il corpo di carne di una ragazza di Israele, incinta fuorilegge, partoriente dove non c’è tetto, salvata dal mistero di amore del marito che l’ha difesa, gravida non di lui. Lì dentro la baracca, che oggi sgombererebbero le ruspe, lontano dalla casa e dai parenti a Nazareth, si annuncia festa per chi è stato messo alla porta e licenziato, per chi non ha da pagarsi il tetto, per chi è in affanno steso in una corsia, per chi sta dietro il filo spinato… Dopo un anno segnato da tanto dolore e fatica, questo nuovo anno sarà comunque un anno di conflitto, perché le tenebre si ostineranno a oscurare la luce, il mondo del mercato e dell’impero non lo riconoscerà, nemmeno i suoi lo accoglieranno. Ma il “piccolino fatto carne” sarà sempre in mezzo a noi per regalarci la sua presenza, la speranza fatta carne. 

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6 gennaio 2022 - Epifania (Mt 2,1-12)

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