Domenica 13 marzo 2022 - 2 Quaresima - C (Lc 9,28b-36)
Il racconto della trasfigurazione ci vuole trasmettere un messaggio prezioso. Mentre Gesù si sta avviando verso Gerusalemme, verso la croce, chiede ai discepoli di rinnegare se stessi e di seguirlo sulla stessa strada. Egli sembra dire: chi mi vuole seguire si prepari al peggio. Gesù avverte che l’opposizione cresce attorno a lui, si sente come accerchiato: si rende conto dello sconforto, della delusione e del dolore dei discepoli. Essi pensano: seguire questo maestro è stato solo un bel sogno? Si domandano: dove stiamo andando? Per questo Gesù prende con sé tre discepoli, i più ribelli, e sale sul monte a pregare. Lontano dalla folla, in una scena di intimità, possono così scambiare i loro dubbi e la loro incertezza con il maestro. Mentre prega Gesù cambia figura, si illumina. Appaiono Mosè, che rappresenta la legge ed Elia che rappresenta i profeti. È a questo punto che Pietro recita ancora una volta il ruolo del diavolo: Maestro è bello stare qui, piantiamo le tende! Vuole che Gesù si manifesti come il Messia atteso. Per il lui il Messia è chi fa osservare la Legge. Ma, da una nube, una voce dal cielo rivela la verità di Gesù: «Questo è mio figlio, il preferito; ascoltatelo!».
Seguire Gesù è mettersi sui suoi passi anche quando sono in salita e se ascoltiamo la sua voce cambiamo il nostro modo di guardare la realtà spesso contradditoria. Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato! Spesso è il trionfo dei ladri, degli sfruttatori, di ricchi sempre più ricchi, di persone vergognose che fanno la morale agli altri, la stagione dei prepotenti… Gesù si trasfigura mentre prega. La preghiera è la diplomazia parallela affidata alla comunità cristiana:quando i potenti della terra si incontrano la Chiesa prega. Spesso confondiamo la preghiera con il recitare preghiere. Mentre scoppiano le bombe che sfigurano le persone e i popoli, non manca chi considera la preghiera un modo per non impegnarsi, un’inutile perdita di tempo: si vogliono vederesubito i risultati. Il rischio opposto è di pensare la preghiera come una magia, che diventa efficace solo quando realizza ciò che si desidera. In realtà a volte si possono vedere i frutti, ma in altri momenti si cammina solo con lo sguardo verso la meta, sorretti dalla fede che fa vedere la fedeltà di Dio che non abbandona mai nessuno. Pietro, e noi insieme, non abbiamo ancora capito che Cristo ci domanda di obbedire a una sola legge: quella dell’amore. In questi giorni pensavo che anche i soldati ucraini e russi pregano il cielo: tutti sperano di resistere, di vincere, di mettere l’altro sotto i propri piedi. Ma questa non è preghiera cristiana, questo è un modo per mettere Cristo sotto i propri piedi. Chi prega Cristo ascolta l’altro, gli apre la porta, lo abbraccia e se lo guarda dall’alto in basso è solo per tendergli la mano.