Domenica 24 aprile 2022 - 2a di Pasqua - C (Gv 20,19-31)

Dopo il mattino di Pasqua i vangeli ci pongono una domanda: come incontrare il Risorto? Del gruppo dei discepoli il racconto ci dice due cose: la paura che fa chiudere le porte e la voglia di stare insieme. Di fronte alla paura di essere riconosciuti e di fare la stessa fine del maestro, i discepoli non si separano, ma fanno gruppo, perché nello stare insieme la paura crea meno ansia. Tommaso non crede ai suoi amici che sotto la croce sono scappati, non crede a Pietro che per tre volte l’aveva rinnegato. E a chi diceva di aver visto il Risorto risponde: «Se non vedo, se non metto il mio dito… io non credo». Le porte chiuse non fermano il Risorto che entra e si pone in mezzo alla loro paura, là dove l’aria sembrava mancare. Il risorto non rimprovera Tommaso, ma mostra le mani dicendo: metti, guarda, tendi la mano, tocca. La risurrezione non ha rimarginato le ferite dei chiodi, perché rimangono aperte per testimoniare il vertice dell’amore. In realtà Tommaso non tocca i fori dei chiodi, ma crede alla sua parola che spezza, disturba, frantuma e porta pace. La sua è una “pace crocifissa”. Chi cerca la pace e non è disposto a pagare un prezzo, porterà la guerra.

Il discepolo Tommaso ci assomiglia, noi che per credere, come lui, non ci accontentiamo di ascoltare, ma vogliamo toccare. Ci sentiamo vicini alla sua fede dubbiosa, dimenticando che il dubbio è il lubrificante della fede, come è accaduto a Maria dopo l’annuncio dell’angelo. Il vangelo spesso ci fa saltare i passaggi che portano alla meta della fede dicendo: “vide e credette. Tommaso ci fa sperimentare la fatica di credere e offrendosi così come l’autentico umano credente. È forte la tentazione di credere solo a ciò che si vede e si tocca: è il credere al denaro, al mercato, alle multinazionali... Ciò che si vede è il trionfo della potenza militare, eppure siamo chiamati a credere che i beati sono i non violenti. Ciò che trionfa è la falsità spesso tele-diffusa, invasiva, suadente, eppure siamo chiamati a credere nella forza disarmata del Vangelo. Qual è allora la prova della risurrezione? È la sofferenza di chi paga il prezzo per amore degli altri. Questa è l’onnipotenza del Signore risorto, perché le sue ferite diventano feritoie d’amore. Aver letto molto sull’amore è conoscenza, ma essere amati è un’altra cosa. È l’esperienza che produce la vera conoscenza. Le nostre liturgie non ci devono soltanto parlare di Dio, ma farcelo sentire, toccare, sperimentare.

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Domenica 1 maggio 2022 - 2 di Pasqua (Gv 21,1-19)

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Domenica di Risurrezione 17-04-2022 (Gv 20,1-9)