Domenica 27 febbraio 2022 - 7 - C (Lc 6,39-45)
Con alcuni paragoni Gesù presenta e precisa il tema della nuova legge e del vero discepolo. Il primo paragone che dice «se un cieco guida un altro cieco, entrambi cadono in un fosso», non è riferito soltanto ai farisei e agli scribi, ma applicato direttamente ai discepoli che si stanno formando per essere i maestri di domani. Oggi sono cieche le guide dei nostri popoli quando ci precipitano nella voragine di avidità, di guerre, speculazioni, distruzioni, violenze e tante morti. Ciechi sono anche quei discepoli che si credono superiori al Maestro, forti della loro abilità. Il secondo paragone si riferisce alla pagliuzza e la trave. Gesù invita a trovare il coraggio della correzione fraterna, per evitare la falsità di usare due pesi e due misure: una per gli altri e una per se stessi. Il terzo paragone, dell’albero buono e dell’albero cattivo, pare far riferimento alle opere. Sembra dire: giudicate l’uomo da quello che fa! Perciò se volete essere credibili siate coerenti nelle azioni. Non solo, ma vigilare sul cuore perché è dall’interno che provengono le azioni buone e cattive.
Nella nostra vita tutti seguiamo delle guide, delle persone che ci influenzano, siano essi educatori, politici, cantanti, preti…, ma occorre vigilare quando qualcuno è abitato dalla pretesa di diventare maestro degli altri, giudicandoli. Chi ha ruoli di responsabilità è più a rischio di altri quando, sostituendosi al Maestro, mette in bocca a Lui convinzioni proprie. Il discepolo è anche attraversato dal rischio dell’ipocrisia, tipico di chi recita sul palcoscenico come un attore di teatro. L’espressione “Senti chi parla. Da che pulpito viene la predica!”, allude spesso agli ambienti clericali, ma non solo, dove c’è il rischio di predicare bene e di razzolare male. Il difetto dell’altro lo vediamo come trave e il nostro come pagliuzza. Siamo benevoli con noi stessi e spietati con gli altri. Facilmente ci sentiamo a posto: non uccido, non rubo, tutte le domeniche vado a messa, sono prete… sono certamente migliore degli altri. Nella religiosità la falsità può essere peggio del Covid-19! Se è vero che dai frutti si riconoscono gli alberi, rimane altrettanto vero che Dio non cerca alberi senza difetto, senza un ramo spezzato, senza una ferita sulla corteccia, senza una cicatrice sul tronco, ma alberi carichi di frutto, rami piegati dal peso del raccolto, tralci pieni di grappoli, tronchi intagliati che versano lacrime…, senza mai dimenticare che il frutto “ammaccato” ha più sapore, come le persone.