Domenica 16 marzo 2025 -2 quaresima – C (Lc 9,28b-36)
Gesù va sul monte a pregare per capire gradualmente che cosa lo aspetta. Si è reso conto che è chiamato a salvare gli uomini non mediante il trionfo, ma attraverso la sconfitta. Egli sperimenta l’insuccesso: le folle entusiaste lo abbandonano, qualcuno lo ritiene un esaltato, i suoi nemici tramano di ucciderlo. È comprensibile che egli si interroghi sul cammino previsto dal Padre. Sul monte cambia d’aspetto, offre un anticipo della risurrezione. I tre discepoli con lui sono entusiasti e vorrebbero che quel momento non finisse mai. Il maestro mostra che il suo cammino non finisce con la morte, ma va oltre. Una voce dal cielo dice: «Ascoltate Lui», spiate nel groviglio della storia la sua parola. I discepoli non potevano parlare dell’esperienza perché non avevano capito.
Nel cambio d’aspetto di Gesù che diventa luminoso è riassunto il cammino del credente. Il nostro nascere è un “venire alla luce”, il partorire delle donne è un “dare alla luce”. Vivere è la fatica, dura e gioiosa, di liberare la luce sepolta in noi. L’ascolto della sua Parola ci permette di dire: è bello stare qui in questo mondo, in questa umanità malata e splendida, barbara e magnifica. Il trasfigurato ci insegna che nella nebbia occorre sfilare la luce. Sofferenza e benessere si nutrono reciprocamente. La fatica e il dolore contengono sempre un senso, un significato, perché dove qualcuno soffre qualcosa parla! Quante persone sfigurate dalla malattia, dalla sofferenza che hanno perso la loro figura, eppure il dolore è un modo per decifrare meglio se stessi, spoglia dell’essenziale. Per quanto buio può essere la notte, dice il trasfigurato, l’alba è vicina.