Epifania - 6 gennaio 2025 - (Mt 2,1-12)
I Magi, con il loro viaggio ricco di simbolismo, ci raccontano il grande mistero che avvolge la vita. Essi vengono dall’Oriente, senza precisare da quale luogo. È là dove sorge la luce, ma l’Oriente non è la luce. Vedono le stelle perché si muovono nel buio. Senza qualche ombra, infatti, non potrebbero scrutare e riconoscere le stelle che li orientano. Mettendosi in viaggio interpretano l’inquietudine dell’uomo che cerca, l’insoddisfazione di chi si fa domande, l’insofferenza di chi non si accontenta. I Magi sono gente viva, in viaggio, che abbandonano la loro terra, che cercano e dubitano. Essi interpretano il desiderio profondo del cuore che sta sempre oltre quella stella che pensavano potesse finalmente dare loro il senso del vivere. Vengono da terra di uomini e donne che non so o tranquilli, non danno mai nulla per scontato e si fermano davanti a un Bambino.
Altri gli avranno rinfacciato: “tutto qui?”. E loro: “sì, il Tutto è qui, nel piccolo bambino”. A Gerusalemme si apre il Libro per sapere il luogo dove doveva nascere il Messia, mentre i Magi pagani consultano la storia di un popolo. Il Vangelo, infatti, non dà soluzioni, non costringe a strade obbligate, non semplifica la vita, ma è per gente inquieta che non si accontenta di risposte confezionate. Non basta avere la promessa, non bastano i preti che consultano freddamente il Libro, non basta usarlo per i propri interessi come fa Erode, non basta consultare i cieli, interrogare la natura o aprire il Catechismo: è necessario incontrare la “persona” e onorare la fede degli altri per esaltare la propria. Il cristianesimo è il viaggio contro quella religione che usa il proprio dio come “polizza assicurativa” sulla vita. L’esperienza ci insegna che spesso il sapore della vita si fa trovare nella ferita, nell’uscita di strada ed è un viaggio di ritorno verso se stessi.