6 gennaio 2023 - Epifania (Lc 2,1-12)

Il raconto dei Magi ci affascina, ma si tratta di una leggenda che svela significati teologici profondi. Si è speculato sui loro doni e si è voluto trovare un significato per l’oro, l’incenso e la mirra. Qualcuno ha provato anche a dare un nome alla stella. Siccome i doni erano tre, i magi divennero tre, si diede loro un nome e con il tempo furono chiamati i “re magi”. Questi abbellimenti devozionali e fantasiosi danno un tocco di poesia al racconto, ma vanno oltre il messaggio del testo. Questi “magoi” (μάγοι: maghi, astrologi, amanti della saggezza), sono uomini in ricerca, che guardano le stelle, che sanno mettersi in cammino. L’Oriente antico vede nella luce delle stelle un riflesso della luce divina, una Sua chiamata. Sono dei “pagani”, vengono dall’Oriene, non fanno parte del “popolo eletto”. Mentre arrivano a Gerusalemme il potere interpretato da Erode, i capi religiosi e tutta Gerusalemme sono turbati, presi da paura, non vedono la stella. Sia Erode che la città si mobilitano per far fuori il neonato, hanno paura per quello che stanno per perdere: Erode il trono e Gerusalemme il tempio, l’egemonia e l’esclusiva sulla figura di Dio. Trono e tempio sono all’insegna del potere.

Ecco il paradosso: uomini lontani, pagani sono i più solleciti: osservano, ascoltano, si muovono alla ricerca del Bambino. Iprivilegiati, invece, gli uomini di chiesa sono ciechi e sordi. Sembra la nostra fotografia di persone che si pensano religiose, che si ritengono di essere i veri credenti, che hanno il nome di Dio in bocca tutti i giorni. Ebbene, proprio noi siamo quelli che non cercano il Bambino. Perché? Perché crediamo di possedere di Dio, di avere il monopolio della fede, della morale, della verità. Non raramente pensiamo di essere il megafono di Dio, coltiviamo i nostri interessi e privilegi, allontaniamo chi non la pensa come noi. L’impresa più difficile al mondo è laconversione dei cosiddetti buoni. L’ora che stiamo vivendo non sembra celebrare l’universalità, la ricerca, il grande respiro che il vangelo ci segnala. Ci chiudiamo arroccati nella nostra cittadella della verità, del nostro pensiero, delle nostre soluzioni. Sembra che l’altro, lo straniero, chi non conosce Dio, non possa suggerirci nulla. Così spegniamo la ricerca, convinti che la verità è solo nelle nostre mani. Ognuno sbandiera la sua verità e quasi mai ci sentiamo sfiorati dal sospetto che una parte di verità possa venire dall’altro, dallo straniero, dal non cristiano. Nascono così le contrapposizioni, i dogmatismi, i fanatismi. Si tratta di rimanere in attesa. Non è facile dire Dio ai bambini e ai pagani, agli indifferenti e agli atei, spiegando allo stesso tempo che noi stessi non possediamo Dio, ma che anche noi lo aspettiamo.

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Domenica 8 gennaio 2023 - Battesimo del Signore (Mt 3,13-17)

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Domenica 1 gennaio 2023 - Madre di Dio (Lc 2,16-21)