Domenica 2 Avvento - A (Mt 3,1-12)

Nella Palestina tra l’anno 27 e 28 d.C. fa la sua comparsa Giovanni Battista, un profeta originale e indipendente che ha una forte presa sul popolo. Non predica come gli altri profeti a Gerusalemme, ma vive appartato dalla aristocrazia del tempio e lontano dai palazzi della politica. Di lui si dice che è voce che grida nel deserto, un luogo difficile da controllare per qualsiasi potere. Con il suo linguaggio asciutto e diretto afferma: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». È l’invito a fare nella vita un’inversione a U, fermamente proibita dal codice della strada, ma fortemente raccomandata dal vangelo. E aggiunge: «Preparate la via al Signore», per dire che questa strada che porta all’incontro con Lui non si può improvvisare, ma domanda un costante impegno. Infine aggiunge: «Raddrizzate i suoi sentieri», segnalando in questo modo che le strade che percorriamo spesso non sono diritte. Con tono forte, poi, chiama i farisei e i sadducei: «Razza di vipere» e li invita alla conversione, dicendo: «non crediate di poter dire dentro di voi: Abbiamo Abramo per padre». L’appartenenza religiosa non conta se manca un’adesione personale.

Il Battista non si lascia sedurre dalla tentazione di farsi passare per il Messia. Egli smaschera e obbliga l’uomo a guardarsi dentro, a dire la verità su se stesso, sulla propria vita. L’invito a convertirsi è un appello a “cambiare pelle”, a rimuovere le maschere che ci nascondono a noi stessi e agli altri. Del resto la conversione è un cammino, un processo continuo, fatto di cadute e di ripartenze. La caduta non è un fallimento, ma fa parte del gioco della vita. Del resto il bambino stesso impara a camminare cadendo. Nessuno può sentirsi a posto del tutto, convertito una volta per tutte. Non possiamo allo stesso modo dei farisei e sadducei, i religiosi doc del tempio, dire a noi stessi:La mia famiglia è cristiana, siamo stati battezzzati, la domenica andiamo a Messa, i nostri figli li mandiamo a catechismo... Il Dio cristiano, se incontrato, lascia un segno nella nostra vita. È entrato nelle nostre relazioni, al centro di noi stessi, dei nostri slanci e delle nostre contraddizioni. Come ci ha detto il profeta Isaia Egli non rifiuta ma mantine in armonia il lupo e l’agnello che c’è in noi, il bambino e il serpente che ci abitano, il lupo e l’agnello che ospitiamo. Mai si permetterà di giudicare secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire. Questa è la buona notizia.

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Immacolata 8 dicembre 2022- (Lc 1,26-38)

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Domenica 27 novembre 2022 - 1 Avvento A (Mt 24,37-44)