Domenica 30 aprile 2023 - 4 di pasqua A (Gv 10,1-10)

L’immagine del buon pastore diventa un enigma: i discepoli, infatti, non capiscono. Il paragone è lontano dal nostro mondo, perché questa scena la possiamo vedere in vacanza o in zone di campagna. Si dice che Gesù, a differenza dei falsi pastori, attraversa la porta del recinto, chiama le pecore una per una, si fa riconosce dalla voce, cammina davanti e le chiama fuori. E poi il motivo del suo arrivare: «Sono venuto perché abbiano la vita». Non il semplice respiro, ma la vita in abbondanza. Questo pastore non è un uomo di paura che vede ovunque il lupo, che preferisce il chiuso dell’ovile, ma sa che l’erba nutriente e i pascoli sono fuori del recinto. Anche nella chiesa non mancano pastori paurosi che rinchiudono le pecore nell’ovile ecclesiastico, chiudendo porte e finestre, anziché spingerle fuori… Troppi finti pastori, anche oggi, si circondano di pecore docili e obbedienti, che sognano una società o una chiesa di “pecoroni” allineati e acritici, da governare e manipolare a piacimento. Si parla di “docili pecore”, “sacri pastori”, figli devoti della chiesa.

A differenza dei falsi pastori abilissimi a mungere il gregge e a servirsene anziché servire, Gesù dà la sua vita. Egli conosce le sue pecore una ad una, i loro bisogni, le loro fragilità, il loro “temperamento”. Non accentra nelle sue mani, non ha bisogno di controllare tutto, non è il proprietario delle pecore e dei pascoli, non è lui che autorizza ogni belato, ma lascia che ogni pecora si esprima in libertà. Soprattutto le pecore riconoscono, tra tante, la sua voce. Oggi molti dicono: “Io non ho pastori, decido io, sono libero…”. In realtà basta fare una ricerca sui social network di pubblicità, per essere sommersi da messaggi che suggeriscono l’oggetto da comprare. Così si è condotti come pecore verso un’attrazione o l’altra senza accorgersi e senza saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità la vende. Anche nell’ambito religioso basta essere un “nome” di grido per trovare il seguito di tante pecore pronte a bere a quella fonte e a farele sentire “a posto”. Siamo pecore spinte fuori dal recinto ecclesiale, convinte che non ci interessa un divino che non faccia germogliare nel mondo l’umano. 

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Domenica 7 maggio 2023 - 5 di Pasqua A (Gv 14,1-12)

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Domenica 23 aprile 2023 - 3 di Pasqua A (Lc 24,13-35)