Domenica 14 marzo 2021 - 4 quaresima – B (Gv 3,14-21)
Il vangelo ci narra di un incontro che può diventare paradigmatico per chi vive nella ricerca di senso. L\’interprete è Nicodemo, un fariseo, un conoscitore dei testi biblici, un saggio del suo tempo. Egli non si accontenta di ciò che sa, sente che gli manca qualcosa, meglio qualcuno gli manca. È incuriosito dalla figura di quel giovane maestro che viene da Nazareth, che fa discutere i capi e la gente comune. Nicodemo decide di incontrare personalmente Gesù e per non compromettere la sua reputazione di capo, va da lui di notte. Il rischio era che venisse scambiato per un suo sostenitore. Egli è l’immagine di un uomo che mosso dalla ricerca di senso, cammina e bussa alla porta di un altro che gli apre, lo accoglie, ascolta, entra in dialogo. Gesù inizia a parlare dicendo: «Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio, perché chiunque crede in lui abbia la vita». Dio è l’amante non solo dell’uomo, ma del mondo, di tutto ciò che è creato. Questa è la bella notizia! Questa è la luce che rischiara la notte di Nicodemo e le nostre notti. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio, ma perché crediamo che Dio ci ama. La vita di coloro che sono amati da Dio non è a misura di tribunale, ma di abbraccio misericordioso. E quando ci sentiamo amati la vita cambia, si riempie di luce, di fiducia. Siamo immersi nell’amore di Dio e spesso non ce ne rendiamo conto! Diamo per scontato che ogni giorno, attraverso le persone, respiriamo amore dato e amore ricevuto.
Nicodemo è un testimone della ricerca notturna di Gesù. È capace di deporre la maschera della sue sicurezze, l’abbigliamento del suo ruolo, la veste delle sue funzioni sociali e religiose. Sono ancora molte le persone, anche oggi, che si sentono qualcuno quando portano una divisa, altri che per riscattarsi sognano di portarla…, e Nicodemo uscendo per andare da Gesù la lascia a casa. Da buon ebreo non si accontenta dei traguardi raggiunti, non beve ai rigagnoli della conoscenza tradizionale, ma si pone in ricerca della sorgente. Gesù nell’accogliere Nicodemo ci dice che tra credenti e non credenti non esiste quel muro che noi stessi abbiamo costruito con le nostre mani, ma è necessario creare una sorta di solidarietà con chi vive ed è sensibile ai toni del vangelo. La disponibilità all’accoglienza dell’altro, che dice di non credere, deriva dal fatto che tutti siamo in ricerca. Il card. Martini affermava: «Ciascuno di noi ha in sé un non credente e un credente che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l’uno all’altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa». E continuava ancora: «L’importante è che impariatea inquietarvi: se credenti sulla vostra fede, se non credenti sulla vostra non credenza». È l’esperienza di Nicodemo che sente dentro di sè il non credente e il credente che si parlano. Siamo tutti cercatori di senso, bisognosi di uscire dalla notte delle nostre incertezze, dalle paure più paralizzanti, dalle comodità più affascinanti. Nicodemo sta dicendo anche a noi che nelle notti più buie della nostra vita possiamo uscire per cercare il Signore Gesù, anche quando l’alba sembra ancora lontana.