Domenica 6 giugno 2021 - Corpo e sangue di Cristo – B (Mc 14,12-16.22.26)

Nella cornice di una cena Gesù ci dice una grande novità: Dio non pretende che l’uomo lo cerchi, ma è Lui a cercarlo per primo. È la novità di un Dio che non spezza nessuno, ma spezza se stesso; un Dio che non chiede sacrifici, ma sacrifica se stesso; un Dio che non domanda l’offerta per restare buono, ma che si offre per trasformarci in persone buone. Gesù condivideva il cibo e mangiava con tutti: con gli esattori delle tasse, cioè la guardia di finanza del tempo; con i pubblicani e i peccatori che tutti conoscevano per le loro contraddizioni; con i farisei che tutti sapevano incoerenti, con i lebbrosi da cui bisognava stare lontano. I suoi pranzi e cene non erano per i perfetti, ma per quelli che tutti rifiutavano e che nessuno amava. L’eucaristia non è un incontro esclusivo di persone in grazia di Dio, ma di chi si sente bisognoso. Nel corso dei secoli l’abbiamo fatta diventare la cena dei puri. In realtà è l’incontro dei mendicanti, non dei giusti. È l’appuntamento per imparare, come Gesù, a sedere a mensa con chi consideriamo sbagliato, con il parente che ci ha ferito, con chi secondo noi non se lo merita. Il paradosso dell’eucaristia consiste nel fatto che il dono arriva prima del pentimento dell’altro. Giuda lo sa bene, perché sperimenta di essere amato prima di rendersi conto di aver sbagliato. 

Quando Gesù dice prendete questo corpo intende dire: fate vostro il mio modo di stare la mondo. Egli non chiede ai discepoli di adorare, di contemplare, di pregare quel Pane, ma prima ancora di «prendere»: di prendere il suo corpo, di fare proprio il suo stile di vita. Amare un pezzo di pane risulta facile, ma amare le persone è un’altra cosa. Credere che dietro certi volti ci sia il volto di Dio è decisamente impegnativo. Madre Teresa diceva: «Mi è difficile credere che la gente possa vedere il Corpo di Cristo in un pezzo di pane e non lo possa vedere nelle persone, negli uomini, nei volti». Eppure è questa la scommessa. Ci sono cristiani che fanno la comunione, ma poi la rompono con le persone, cristiani che prendono l’eucaristia, ma poi prendono le distanze da chi ha bisogno, cristiani che adorano l’eucaristia e disprezzano chi sbaglia, cristiani che si inginocchiano davanti all’ostia consacrata e tirano dritto davanti a chi il mondo ha sconsacrato... C’è qualcosa di peggio che non credere alla presenza reale dell’eucaristia ed è credere a una presenza reale, così tranquillizzante, che non ci porta a perdere la nostra vita, il nostro tempo, le nostre energie per gli altri. Gesù ci sta dicendo che fare eucaristia è fare come Lui: prenderci cura delle ferite degli altri, l’unica maniera per rimarginare le nostre piaghe.

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Domenica 13 maggio 2021 - 11 – B (Mc 4,26-34)

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Domenica 30 maggio 2021 - Trinità - B (Mt 28,16-20)