Immacolata (Lc 1,26-30)
La solennità dell’Immacolata non evoca la concezione verginale di Gesù, ma la figura di Maria preservata fin dal primo istante della sua vita da ogni resistenza nei confronti di Dio, da ogni macchia di peccato. Mentre siamo in attesa verso il Natale vogliamo condividere con Maria la sua attesa di madre. Innanzitutto questa adolescente palestinese, di circa quindici anni, incontra un messaggero di Dio, un angelo, a indicare che Dio parla agli umani, servendosi di suoi annunciatori. La Parola che raggiunge la creatura, attraverso un messaggero, cambia la vita: la orienta in una nuova direzione. Le parole del saluto dell’angelo «il Signore è con te», dicono che l’iniziativa è tutta nelle mani di Dio. Egli l’ha scelta non per le sue particolari qualità, ma l’ha resa adatta perché è stata colmata di grazia. Non siamo noi, infatti che arriviamo a Dio, ma è lui che viene verso di noi. Maria reagisce con timore: l’atteggiamento tipico di chi incontra Dio. Non è la paura di chi vuole controllare l’intenzione di Dio, ma è l’atteggiamento di prudenza di chi è disposto a collaborare. L’angelo, poi, la rassicura: «Non temere Maria». Non lasciarti dominare dal panico. È la nostra esperienza, quando la vita ci domanda di fare qualcosa di cui non ci sentiamo all’altezza, qualcosa che ci fa sentire piccoli, incapaci, impotenti. La grandezza di Maria è nel saper rispondere: «Ecco la serva del Signore». Lei non scappa lontano nell’ingenua illusione di sfuggire a Dio, come fecero Elia e Giona; non discute con Dio come fece Mosè; non ride incredula alla promessa di Dio come fece Sara, ma si abbandona con fiducia alla volontà del suo Dio e a lui innalza la lode.
Incamminati verso il Natale vorremmo condividere con Maria l’attesa di quel figlio. Lei come madre e discepola, noi come fratelli e discepoli di quel Figlio. Ogni donna che ha provato dentro se stessa il miracolo del dono della vita, sa quanto sia particolare e prezioso il tempo vissuto con il pancione. Lei sa che grazie al proprio sangue, alle proprie ossa e a tutto se stessa, si sta formando in seno quella che sarà una nuova persona. Quanta trepidazione perché quel piccolo nasca sano, quanta cura perché sia difeso, quanta dolcezza segreta nei pensieri della mamma, quanta tenerezza se con una carezza, il piccolo germoglio che improvvisamente calcia, ritorna quieto al suo posto. Tutto questo anche Maria l’avrà provato, insieme a momenti di preoccupazione per ciò che la attendeva dopo la nascita. Quel bimbo veramente umano è il Figlio di Dio: emetterà un gemito, cercherà il seno della mamma, domanderà le sue coccole. In questo evento così semplice e misterioso è racchiusa tutta la grandezza infinita di Dio. Maria è chiamata immacolata, la madre senza ombra, perché si è abbandonata con fiducia al Dio della vita. Come Dio ha appoggiato la salvezza del mondo sulle spalle di una fragile fanciulla, senza che lei rifiuti o abbia paura di essere accusata dal fidanzato di adulterio, così anche noi siamo fiduciosi che Dio possa portare a compimento i suoi progetti scommettendo sulle nostre fragili persone.