Natale 2023 (Lc 2,1-14)
«Un angelo del Signore si presentò ai [pastori] e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore». Questo timore non è la paura che paralizza, ma il rimanere davanti a quel Dio che guarisce le nostre paure, è il timore di Dio di chi si sente ospite sulla terra, è il timore di Dio di chi vivendo all’ombra avverte il fastidio della luce, è il timore di Dio di chi guardando il cielo si sente piccolo, è il timore di Dio di chi riconosce in Lui una grandezza non paragonabile alla nostra.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi dice di amare e poi accoltella la vita,
non manchi il nostro rispettoso timore per chi la difende.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi brucia l’incenso
e poi per interessi politici ed economici brucia i bambini.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi spezza il pane la domenica
e lungo la settimana spezza i corpi di chi lavora, del diverso, dell’immigrato.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi vive nella notte
e il timore sincero per chi non teme la luce del giorno.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi ha capito tutto dalla vita
e ispiraci il garbato timore di salutarlo e cambiare strada.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi ci insegna la diffidenza dell’altro
e regalaci di attraversare la vita con il timore e la fiducia che merita.
O Dio Bambino con la paura ci vogliono imprigionare dentro una fortezza senza muri,
e, grazie al consumo e al divertimento, soffocare ogni timore e amare la schiavitù.
O Dio Bambino non ci manchi la paura di offendere le persone che amiamo
e cresca in noi il timore di non ingannarle e di non deluderle.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di chi allarga i cimiteri,
non ci manchi il timore di piantare uliveti tra famiglie, tra parentele, tra popoli.
O Dio Bambino fa che nessun altro sia sacrificato sugli altari dell’opportunità politica
e donaci il timore perché la dignità di ogni persona sia rispettata, onorata, difesa.
O Dio Bambino fa che abbiamo paura di consumare il pasto della pace da soli
e dacci il timore di condividerlo nei pasti della memoria con cristiani, ebrei e musulmani.
Almeno una volta in vita tutti abbiamo avvertito il sentimento della possibile ambiguità di Dio: dietro un volto apparentemente buono e promettente, ne nasconde forse uno preoccupante e minaccioso. Un’idea che soffia sul fuoco della paura e ci fa sentire nudi ed esposti di fronte a un Dio immaginato al modo di un Faraone strapotente, che non fa mancare favori e dispensare disgrazie. È la religione della paura, del sentirsi servili. In realtà il Bambino, che è il Signore Gesù, fino alla misura colma della morte in croce riscatta i poveri, i ciechi, gli zoppi, i lebbrosi, i peccatori, cioè noi, che non raramente siamo i devoti della religione della paura. A Natale siamo invitati a praticare, come i pastori, una forma di timore di Dio che non ha nulla a che vedere con lo sfruttamento della paura e con l’esercizio del potere. È il timore di noi piccoli e prudenti amici che sanno di rivolgersi alla grandezza dell’Amico maiuscolo, perché ci restituisca quella fiducia di vivere che talvolta ci manca. Il timore di Dio respinga ogni paura di Lui, nasca la fiducia nella vita e sarà Natale!