26 dicembre 2021 - Famiglia di Nazareth - C (Lc 2,41-52)
Dei primi trent’anni della famiglia di Nazareth conosciamo soltanto questo episodio in cui Gesù Giuseppe e Maria vanno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Il vangelo non è una cronaca, ma ci comunica dei significati. Si dice che durante il ritorno dal viaggio «Gesù rimase a Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero». L’evangelista dice ciò che accade o dovrebbe accadere in ogni famiglia. I genitori devono perdere il proprio figlio, cioè accettare che non è loro, ma di Dio. Il figlio ha la sua strada da percorrere, ha un progetto da realizzare, deve rimanere al servizio di Dio e non a disposizione della famiglia naturale. In questo modo si dice che Gesù non appartiene più a Maria e a Giuseppe, ma è per un Altro, per il Padre, è per gli altri. Gesù non porta a passeggio la propria famiglia lungo le rive del lago di Galilea, ma a conoscere la volontà del Padre. Così «…lo trovarono nel tempio seduto in mezzo ai dottori». Maria emerge che la figura che protegge il figlio Gesù. Mi dispiace che alcuni usino il nome di Maria per incoraggiare a non vaccinarsi! Il vangelo ci insegna a difendere la vita e chi non la protegge lancia un messaggio contro la vita, contro la nascita del Bambino, contro il Natale!
Le famiglie di oggi sono lo specchio di una società in mutamento, più sensibile verso i diritti, ma sotto molti aspetti sofferente e incapace di vivere la diversità come risorsa. Difficile è il rapporto tra lavoro e famiglia, tra il ritmo veloce e il tempo di quiete, tra il bisogno di affetto e la ricerca di nuove emozioni. Conosciamo ormai da vicino la facile separazione, la famiglia con un solo genitore, il nuovo ruolo dei nonni. L’istituzione famiglia sta attraversando una stagione travagliata, forse alla ricerca di una diversa identità. La famiglia di Nazareth ci ricorda che esiste una spiritualità della vita ordinaria, una mistica dellefaccende domestiche, una teologia degli incontri sempre da inventare. Se al centro della famiglia rimane Gesù i nostri gesti, i nostri incontri lasceranno trasparire il vangelo e parleranno di Lui, anche se noi staremo zitti. Beata è la famigliache non diventa casa che sequestra, casa chiusa, casa senza porte e finestre aperte alle persone e al mondo. Diceva padre Maria Turoldo agli sposi: «Non fatevi l’appartamento, fatevi una casa. L’appartamento richiama l’appartarsi. La casa richiama il profumo dell’ospitalità».