1 novembre 2023 - al Cimitero
«Gesù [nel Getzemani] si mise in ginocchio e pregò così: “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Allora dal cielo venne unangelo a Gesù per confortarlo; Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra» (Lc 22,41-44).
La morte è un’esperienza quotidiana che sperimentiamo negli altri attraverso la malattia, la sofferenza, i lutti. La morte nella forma umana della vita porta sempre con sé un’ingiustizia atroce. Arriva sempre prematuramente, anche per un grande anziano, perché la vita vorrebbe che ce ne fosse ancora. La morte arriva con violenza e non c’è mai naturalezza nella morte. Una pianta, un’ape, un cane, muoiono naturalmente dopo aver esaurito il loro ciclo vitale. Essi periscono, ma non muoiono. Periscono nel senso che obbediscono alla legge che regola il ritmo della natura. Diversamente la morte dell’uomo è sempre innaturale, capita troppo presto. Il libro biblico del Qohelet, ma anche nei bar si dice: “tutti abbiamo i giorni contati”. Li ha contati la pianta, l’ape, il cane, li ha contati la vita umana. Qual è la differenza? È che noi li contiamo: non li conta la pianta, l’ape e il cane. L’uomo comincia a morire quando inizia a nascere: Secondo Freud, padre della psicanalisi, l’uomo religioso spaventato dalla morte si rifiuta dietro lo scudo del padre, che prende il nome di Dio. Abbiamo i giorni contati e la religione sarebbe una fuga dalla realtà troppo dura. Meglio quindi rifugiarsi come un bambino sotto le coperte religiose.
Gesù non è immortale come le divinità pagane, non scappa dalla morte ma la incontra ma incontra la morte, fa l’esperienza traumatica che comporta, attraversa quel buio. La morte fa parte della vita. Noi tutti facciamo l’esperienza della morte del padre, della madre, di chi amiamo, del fratello, dell’amico… Nel Getzemani il corpo di Gesù suda sangue, trema, è angosciato e si rivolge a Dio-Padre dicendo: “Lasciami vivere ancora!”. Allontana il calice amaro della morte! È una preghiera umanissima di chi vuole vivere, perché il cuore della sua predicazione è la vita. Egli insegna che ciò che ha valore è la vita quando sa essere viva. Non fa la morale, ma chiede: la tua vita è viva? O vivi solo fisicamente come un morto che cammina? O la tua vita è un’ombra della vita? Per Gesù chi si allontana dalla Legge? Chi non rende la sua vita viva. L’albero della nostra vita si giudica dai frutti. Chi cade nel peccato è colui che si chiude, che non sa amare, che ha paura della vita. La paura della vita e quella della morte sono le stesse. Tutta la predicazione di Gesù è immersa nella vita: mangia con i peccatori, si lascia profumare da una prostituta… Gesù non è immortale: muore sulla croce. Io sono morto, ma vivo per sempre. In quanto morto, vivo per sempre.
Quando facciamo esperienza della perdita di una persona, del lutto, noi tocchiamo un vuoto, una camera vuota, un letto vuoto, un sedia a tavola vuota… Il dolore del vuoto (non posso più vederla, toccarla, sentire la sua voce…) è anche esperienza dell’amore. Il dolore è mescolato all’amore e il pianto è prova dell’amore. Gesù non è più tra i vivi, la persona cara non è più tra i vivi, non si lascia toccare e proprio in questo contatto senza contatto che si struttura la fede. È tra i morti, ma è ancora vivo dentro di me: porto con me una parola che mi fatto crescere, custodisco dentro un suo consiglio che mi ha salvato dal pericolo, conservo uno sguardo che mi ha perdonato, nessuno mi può rubare la sua presenza dentro di me che ancora oggi mi parla e mi tiene in piedi, perché chi ama non muore mai! Questa è la risurrezione.
Il giorno della morte e al morire di ogni giorno
ringraziamo il seno che ci nutrì e le braccia che ci ressero,
chi ci insegnò a camminare, a parlare, a leggere e scrivere
chi costruì il tetto che ci ripara, chi mille volte preparò la tavola
chi ci diede un esempio, chi ci mostrò il cielo
chi ci trasmise coraggio e ci tracciò sentieri
chi ci fece compagnia, chi ci donò il suo bacio e il suo abbraccio
chi ci ascoltò attento e paziente, chi ci sollevò nella caduta
e chi ci sarà vicino nel passo del morire. (Luca Sassetti)